LVAD, Ernesto e il suo cuore artificiale: nessuno come lui in tutta Europa.

Ernesto viene dato alla luce l’11 agosto del 2011, all’età di 64 anni. No, non è uno scherzo, ma la storia di un uomo come tanti che per entusiasmo, tenacia e un pizzico di fortuna è diventato un vero e proprio highlander.

Tutto avviene nel 2011, in estate, quando il sessantenne di Santo Stefano Ticino viene colpito da un gravissimo infarto. La sua condizione è critica e le possibilità di uscire vivo dalla terapia intensiva sono bassissime. Però è proprio qua, dal reparto dell’Humanitas di Rozzano, che Ernesto compie la sua rinascita. È l’11 agosto del 2011 e come lui stesso mi dice: “Stavo affogando quando il cardiochirurgo mi lanciò un salvagente. Mi ci aggrappai con tutte le forze e 14 anni dopo sono ancora qua.” Quel giorno Ernesto accettò di farsi operare e farsi impiantare un cuore artificiale detto Lvad (o anche Vad).
Oggi, dopo tutti questi anni, Ernesto è un uomo da Guiness dei Primati. È infatti il paziente che ha vissuto più al lungo in Europa con un cuore artificiale. E forse anche nel mondo (ndr). Inoltre è stato di esempio per molti perché, a quanto mi dice, è prassi che l’Ospedale chiami lui, o altri pazienti dotati di LVAD, per portare una testimonianza. Ci sono infatti altri malati che potrebbero ricevere lo stesso trattamento ma la scelta non è semplice. Il LVAD è pur sempre un dispositivo ingombrante e non tutti accettano. Lui l’ha sempre fatto con piacere e molti li ha convinti senza false promesse.
Mi dice: “Quando andavo ad incontrarli raccontavo semplicemente la mia vita, senza bugie e senza aver la pretesa di convincere nessuno. Non dicevo nemmeno di fare questa scelta, raccontavo semplicemente la mia storia. Ricordo tante persone e in particolare un signore di Napoli che optò per questa possibilità. Ci siamo sentiti per qualche anno ma ora lui non c’è più”.
Cosa significa la sigla LVAD?
L’acronimo LVAD sta ad indicare un dispositivo chiamato Left Ventricular Assist Device, che in italiano si può tradurre con Dispositivo di Assistenza Ventricolare Sinistro. Di fatto è una pompa meccanica che aiuta il cuore a pompare il sangue. Spesso sostituisce il ventricolo sinistro in questa funzione e per questo viene indicato con la L “Left” ma può anche fare da sostituto per il ventricolo destro (RVAD) o entrambi (BiVAD).
Come funziona Lvad?
Questo cuore artificiale aspira dal ventricolo sinistro il sangue e, attraverso un passaggio artificiale, lo pompa nell’aorta. Grazie a questo movimento il sangue può così fluire nel corpo. A volte questo dispositivo rappresenta un aiuto per un periodo di transizione, ossia per un paziente che è in attesa di un trapianto cardiaco, ma nei casi come quello di Ernesto diventa invece una soluzione permanente.
Il dispositivo viene alimentato da batterie. Quelle di Ernesto sono due: una è collegata alla pompa e fornisce l’energia mentre l’altra è invece di supporto e interviene quando si scarica la prima. Il paziente solitamente riesce a trascorrere 16 ore con le due batterie e di notte collega LVAD direttamente ad una presa elettrica. Queste tipologie di strumenti sono inoltre dotate di un piccolo computer che analizza i dati e fornisce informazioni di vario genere quali, ad esempio, il livello di idratazione del paziente.
Negli anni la tecnologia è evoluta e ha consentito di diminuire notevolmente le dimensioni di questo strumento. Quello che Ernesto mi mostra è contenuto in un marsupio che il paziente tiene a tracolla e che gli consente di vivere più o meno agevolmente la sua quotidianità. In passato, quando era più giovane, riusciva addirittura a fare le vacanze o ad andare a fare un giro in bicicletta con la moglie. Bisogna comunque considerare che quello che il nostro highlander utilizza ha un peso di circa 1,5 kg.
LVAD e cure palliative
Da febbraio Ernesto è diventato un paziente in carico alle cure palliative domiciliari dell’Hospice di Abbiategrasso. La scelta è stata fatta a seguito dell’ultimo ricovero all’Humanitas, avvenuto a cavallo tra il 2024 e il 2025, che è durato circa 50 giorni. Viste le condizioni critiche, Laura, case manager dell’Humanitas, decide di attivare le cure palliative dell’Hospice.
Ad Armida, la moglie di Ernesto, l’attivazione delle cure palliative preoccupa parecchio. Aveva già conosciuto i servizi dell’Hospice di Abbiategrasso per un parente e associa l’Hospice al fine vita. Grazie alle rassicurazioni di Laura, che agevola il passaggio da un servizio all’altro facendo incontrare il paziente e l’équipe dell’Hospice di Abbiategrasso direttamente all’Ospedale, i coniugi si tranquillizzano.
Oggi Ernesto è assistito quotidianamente presso il suo appartamento a Santo Stefano Ticino da un’équipe composta da medico e infermiere a cui si sono aggiunti il fisioterapista e all’occorrenza anche l’OSS. Gli interventi che fanno gli operatori sono di vario tipo ma è l’infermiere la figura centrale. Miriam, l’infermiera che almeno due volte a settimana raggiunge il paziente a casa, si occupa di controllare, tra le tante cose, anche la ferita nel fianco di Ernesto alla quale sono collegati i cavi del LVAD. Si può infettare molto facilmente, è una delle criticità di questi dispositivi, e va monitorato. All’occorrenza Miriam si confronta con Laura che ha un’esperienza pluriennale in questo campo, e insieme stabiliscono la strategia migliore.
Da febbraio Ernesto ha ripreso parte della sua autonomia e mi dice: “sono uscito dall’Ospedale che non stavo in piedi, non avevo forze. Oggi va decisamente meglio. Tutte le mattine con Armida faccio le scale (due rampe ndr) e vado fino in piazza a prendere un caffè. Incontro gli amici e chiacchiero un po’. Piano piano sto tornado alla mia vita di tutti i giorni e conto di festeggiare i 14 anni con LVAD, poi i 15 e forse anche i 20.
Sono attaccato alla vita e non ho ancora voglia di salutare tutti per sempre”. Sorride con un sorriso sincero, ha ancora i denti bianchissimi e perfetti nonostante l’età. Poi guarda Armida con sguardo complice e dice: “Se sono ancora qua è soprattutto grazie a lei. Lei mi ha dato la forza per affrontare tutto questo e mi aiuta tutti i giorni da 14 anni. Senza di lei tutto questo non sarebbe stato possibile.” Ad Armida tremano le labbra, le viene da piangere. Si gira, si sistema i capelli e mi dice: “dai su, scattiamo la foto!”