Le RSA e le altre Strutture Sociosanitarie in Lombardia

Le RSA e le altre Strutture Sociosanitarie in Lombardia

RSA, strutture di cure intermedie, CDD, ecc. rientrano nel novero delle strutture sociosanitarie residenziali, ma pur appartenendo allo stesso macro gruppo presentano differenze significative.

13/3/2024 | Pillole di Bioetica
Le RSA e le altre Strutture Sociosanitarie in Lombardia

Pertanto, per spiegare le differenze tra le diverse strutture e servizi è opportuno descrivere l’ambito a cui appartengono e successivamente esporre nel dettaglio le caratteristiche.

Cosa sono le Strutture Sociosanitarie

Le strutture sociosanitarie possono essere sia private che pubbliche e sono pensate per fornire percorsi assistenziali integrati che offrano una risposta a persone o famiglie i cui bisogni di salute richiedano sia prestazioni sanitarie che azioni di protezione sociale.

A titolo di esempio possiamo racchiudere nelle prestazioni sanitarie interventi ad opera di medici, infermieri, terapisti della riabilitazione, ecc. Rientrano invece nelle attività di tipo sociale i percorsi educativi e di socializzazione.

Sia gli interventi di tipo sociale che quelli di tipo sanitario hanno la finalità di mantenere i livelli di autonomia favorendo il benessere psicofisico e sociale dell’individuo.

Quali sono le unità d’offerta sociosanitarie

Rientrano nell’elenco delle attività sociosanitarie le seguenti tipologie di servizi (attivi in Regione Lombardia):

  • RSA
  • CDI: Centri Diurni Integrati per anziani
  • CDD: Centri Diurni per Disabili
  • CSS: Comunità Socio Sanitarie per persone con disabilità
  • RSD: Residenze Sanitario assistenziali per Disabili
  • servizi che operano nel settore delle dipendenze (residenziali, semiresidenziali e ambulatoriali)
  • consultori familiari
  • strutture di cure intermedie
  • ADI: Assistenza Domiciliare Integrata
  • Hospice e UCP Dom (Unità di cure palliative domiciliari)

Cos’è una RSA

Nella lingua italiana per indicare le RSA si usano, nel linguaggio comune e colloquiale, i termini “casa di riposo” oppure “ospizio”. Quest’ultimo in particolare è ormai poco usato e può generare confusione.

L’acronimo RSA serve ad indicare una tipologia di struttura: Residenza Sanitaria Assistenziale. Le RSA possono essere pubbliche, private (convenzionate col Sistema Sanitario Nazionale) o esclusivamente private.
In una stessa struttura possono esserci sia posti letto in convenzione sia privati. Questo modello di residenza è pensato per ospitare persone anziane non autosufficienti.

L’obiettivo di cura rappresenta una prima difformità tra un centro di cure palliative e una RSA. In quest’ultima infatti gli interventi sono volti a migliorare i livelli di autonomia dell’ospite, a prevenire e curare le malattie croniche e il loro riacutizzarsi. Nelle cure palliative gli obiettivi sono differenti. (Un approfondimento relativo alle differenze tra questi servizi è disponibile al seguente link).

Cosa sono i Centri diurni

I centri diurni sono strutture sociosanitarie semiresidenziali che offrono un servizio di assistenza esclusivamente durante la giornata. In base alla tipologia di utenti possono essere:

  • CDI: Centri Diurni Integrati per anziani;
  • CDD: Centri Diurni per Disabili.

CDI

Possiamo definire i Centri Diurni Integrati per anziani come strutture sociosanitarie pensate per coloro che provengono dal domicilio e siano in condizione di non autosufficienza (parziale o totale). Gli utenti che vi accedono hanno bisogni di natura sociale, assistenziale e spesso capacità residue da valorizzare.

L’utenza è normalmente over 65 con diversi gradi di autonomia. I servizi offerti possono variare in base ad alcuni parametri (orari; costo della retta; grado di autonomia dell’utente, ecc) e solitamente sono offerte le seguenti prestazioni:

  • Assistenza sanitaria (vengono monitorate le condizioni di salute della persona, viene offerta un’assistenza infermieristica di base e la somministrazione dei farmaci);
  • Attività ricreative che favoriscano la socialità (lavori artigianali, giochi, musica, ecc);
  • Somministrazione pasti;
  • Aiuto nelle attività quotidiane (ad esempio l’igiene personale);
  • Sostegno cognitivo e supporto emotivo (effettuato attraverso interventi gestiti da psicologi ed esercizi per valorizzare le capacità cognitive residue).

CDD

I CDD sono Centri Diurni pensati per persone affette da condizioni di disabilità. L’offerta è rivolta a chi è in condizione di disabilità grave ed ha un’età compresa tra i 18 e i 65 anni. Gli obiettivi principali riguardano il miglioramento della qualità di vita, lo sviluppo delle potenzialità e la socializzazione della persona disabile.

In alcuni casi eccezionali, solo se il genitore o il facente funzione lo richiede, previa valutazione e se la struttura accetta, possono essere accolti i minori disabili con interventi adeguati alle loro esigenze.

Per le persone con disabilità sono inoltre attivi altri servizi sociosanitari: CSS e RSD.

Di cosa si occupa la Comunità Socio Sanitaria?

La CSS è pensata per accogliere adulti che presentano condizione di grave disabilità e che non hanno una famiglia o, se presente, non garantisce un supporto adeguato.

Le prestazioni offerte dalle CSS sono di carattere socio sanitario con interventi che spaziano dall’ambito sanitario all’aiuto al sostegno nella vita personale e nella relazione con gli altri.

Gli ospiti della comunità hanno a disposizione un voucher mensile per acquistare presso la comunità stessa prestazioni di natura socio-sanitaria.

Cosa sono le RSD

Questo tipo di realtà sono destinate a disabili per i quali non sia più possibile permanere all’interno della propria famiglia. Anche non ricevere dal nucleo famigliare il sostegno del quale necessitano è una condizione che garantisce a queste persone l’accesso ad un servizio RSD.

L’obiettivo di questi centri è far recuperare l’autonomia, o mantenere quella residua, all’assistito e accompagnarlo costantemente nella quotidianità.

Di cosa si occupano i servizi che operano nel settore delle dipendenze?

I servizi per le dipendenze (Ser.D) sono garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale e hanno diverse funzioni:

  • attività di prevenzione (prevenzione primaria e prevenzione delle patologie correlate);
  • cura della persona;
  • riabilitazione;
  • reinserimento sociale e lavorativo.

I Ser.D lavorano collaborando con gli enti del volontariato, le comunità terapeutiche e le amministrazioni comunali. I centri che si occupano di persone affette da dipendenze possono essere: residenziali; semiresidenziali e ambulatoriali.

I consultori familiari

Quando si parla di consultorio familiare si fa riferimento ad un servizio composto da diverse professionalità che integra assistenza sanitaria e sociosanitaria in un unico punto di accesso per gli utenti. Il consultorio è nato con lo scopo di fare prevenzione e di agevolare la promozione della salute per la famiglia, la coppia e la donna.

Negli ultimi anni però il servizio si è evoluto per gestire i seguenti aspetti, in particolare nei casi di rapporti famigliari conflittuali o di fragilità:

  • mediazione familiare;
  • orientamento e consulenza legale;
  • supporto educativo, sociale e psicologico ai genitori.

A titolo di esempio si riportano alcuni ambiti in cui sono attivi i servizi dei consultori:

  • Contraccezione, consulenza preconcezionale, interruzione volontaria di gravidanza, menopausa, ecc (servizi sanitari);
  • Sessualità; sostegno alla genitorialità; spazio giovani; mediazione familiare, ecc (servizi psicologici);
  • Adozione nazionale e internazionale; ecc (servizi di adozione/affidi)

Per chi sono pensati i servizi di cure intermedie?

I servizi di cure intermedie si rivolgono a quei pazienti stabili a livello clinico che, in conseguenza di un evento acuto o che si è riacutizzato, hanno bisogno di terminare l’iter di cura. Lo scopo è dar loro benessere e farli giungere al miglior stato di salute possibile.

Questi servizi sono pensati per persone adulte che hanno già concluso il percorso diagnostico, sono in una condizione clinica stabile e non presentano patologie psichiatriche in fase attiva (o per la quale sono già stati attivati servizi specifici, ad esempio i malati di SLA o chi si trova in stato vegetativo permanente).

L’acronimo ADI sta ad indicare l’Assistenza Domiciliare Integrata ed è bene specificarlo in quanto è facile confonderlo con l’altro acronimo ADI che indica invece l’Assegno Di Inclusione.

Regione Lombardia, in un’ottica di rinnovamento e ristrutturazione dei servizi, ha pertanto deciso di rinominare il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) con il termine C-Dom che indica il Servizio di cura al domicilio.

Questo tipo di assistenza è indicata a chi si trova in condizione di fragilità che abbia le seguenti caratteristiche:

  • non autosufficienza parziale o totale (temporanea o definitiva);
  • impossibilità a deambulare ed a essere trasportato presso gli ambulatori o altri servizi;
  • condizioni dell’abitazione adeguate all’assistenza domiciliare.

Per accedere a questo tipo di servizio non vi sono vincoli di età o di reddito.

A questo link è possibile approfondire l’argomento ed in particolare le differenze tra questo servizio e l’UCP Dom. offerto dall’Hospice di Abbiategrasso.
Per conoscere meglio le caratteristiche dell’assistenza in hospice si rimanda alla pagina dedicata.

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