Luciano: fare il volontario in Hospice mi fa sentire giovane

Luciano: fare il volontario in Hospice mi fa sentire giovane

Luciano Sguaitamatti, classe 1937, è un volontario in Hospice dal 2012. Ha da poco festeggiato 80 anni e ha deciso di raccontarci la sua esperienza.

31/3/2021 | Racconti ed interviste
Luciano: fare il volontario in Hospice mi fa sentire giovane

Luciano, come hai conosciuto l’Hospice di Abbiategrasso?

Sono entrato in contatto con l’allora responsabile dei volontari tramite un amico che da tempo faceva il volontario per la struttura di via Dei Mille. Era l’ottobre del 2012 quando mi sono proposto ma per diverse ragioni ho rimandato il mio esordio. Nel novembre 2012 la mia compagna, che era malata, si aggravò e la ricoverarono in Hospice. Dopo alcuni mesi di assistenza tra domicilio e struttura la vidi lasciarmi per sempre.

Hai comunque deciso di continuare nonostante i ricordi che ti legano a questo posto, perché?

Per riconoscenza, innanzitutto. Il personale e i volontari mi hanno sostenuto nei momenti difficili offrendo un’assistenza di qualità e un supporto vero. Certo molti ricordi affiorano alla mente ogni volta che entro in struttura ma qui ho trovato un gruppo di amici che mi permette di trascorrere in modo gratificante il mio tempo libero.

Avevi avuto altre esperienze di volontariato?

Sono stato nella Croce Azzurra di Abbiategrasso per quasi venti anni. Mi trovavo bene e mi piaceva rendermi utile con il trasporto dei malati. Purtroppo, a causa di una Delibera Regionale del 2010 che vieta il trasporto delle persone dopo i 75 anni, ho dovuto sospendere questa attività. Avrei potuto proseguire facendo altro, ma ho deciso di mettermi in gioco e di provare un’altra esperienza.

Di cosa ti occupi esattamente in Hospice?

Inizialmente avevo pensato all’attività di reparto al fianco delle persone malate. Dopo il ricovero della mia compagna non ce l’ho fatta e così mi sono orientato in altri settori. Principalmente mi rendo disponibile la mattina e faccio alcune commissioni. Giro per uffici, laboratori, consegno documenti, faccio tutto quello che serve agli operatori della struttura. E poi ci sono gli eventi durante i quali mi rendo utile con gli allestimenti e nelle fasi di accoglienza.

Siamo vicini alla fine dell’anno, c’è qualcosa che ti auguri per il 2018?

A livello personale non posso lamentarmi: ho la salute, gioco a tennis e mi sento molto più fortunato di tanti miei coetanei. Per il 2018 mi piacerebbe rivolgere un pensiero agli altri. Parlando con il Presidente dell’Associazione Amici dell’Hospice ho scoperto che investiamo oltre 90.000 Euro l’anno per curare i pazienti in ambulatorio, con un’attività del tutto sperimentale ed unica in Lombardia nel suo genere. La Regione ne riconosce il valore e l’importanza ma non la sostiene economicamente. Anche per il 2018, se non cambieranno le cose, l’Hospice andrà avanti con le proprie risorse che derivano dalle donazioni e dal 5X1000. Quindi, se proprio devo chiedere un regalo di Natale o qualcosa per il nuovo anno, mi auguro che i malati senza adeguata assistenza siano sempre meno e che l’attività ambulatoriale dell’Hospice possa continuare.

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