Fisioterapia e cure palliative: l’esperienza della dott.ssa Bruni

fisioterapista cure palliative

La frase che più mi ha colpita in questi otto mesi è stata pronunciata da Daria, una mia paziente in assistenza domiciliare che, con un filo di voce, mi ha detto: “siete come gli amici ma con competenze in ambito scientifico”. Sono poche parole che mi hanno stupita per la loro semplicità ma anche e soprattutto per il denso significato che mi ha lasciato la parola “amici” accostata a “competenze scientifiche”: amici, certo, ma anche professionisti che sanno cosa fare quando si affronta una malattia inguaribile.

24/2/2022 | Racconti ed interviste
fisioterapista cure palliative

Ciao Elena, parliamo di competenze scientifiche: le tue da dove derivano?

Ho frequentato il corso di laurea in Fisioterapia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano e sono fisioterapista dal novembre del 2017. Esercito questo ruolo da settembre 2021 all’interno dell’équipe dell’Abbiategrasso e sto terminando in questi mesi la scuola di specializzazione in osteopatia che frequento ormai da cinque anni. In ambito lavorativo, grazie ad una serie di collaborazioni, ho avuto l’occasione di sviluppare delle competenze nell’Assistenza Domiciliare Integrata e nell’UCP dom. (cure palliative domiciliari) riscontrando non poche differenze tra le due tipologie di assistenza.

 

Dicci di più: quali differenze e quali similitudini hai trovato tra l’ADI e le cure palliative?

Tra assistenza domiciliare integrata che chiamiamo ADI e cure palliative domiciliari cambiano gli obiettivi dell’assistenza, i presidi utilizzati, la tipologia di pazienti e il tipo di intervento. Rispetto ai compiti del fisioterapista ci sono grandi differenze tra le due forme di assistenza. In ADI avevo l’obiettivo di consentire al malato il recupero delle sue abilità motorie residue. Nelle cure palliative invece gli obiettivi del mio lavoro sono molto diversi. Quando vado al domicilio mi occupo di fare formazione ai familiari riguardo l’uso dei presidi e degli ausili che hanno in dotazione. Insegno inoltre alla persona malata alcuni esercizi semplici che le consentano di non perdere l’autonomia nei movimenti. La similitudine più evidente riguarda invece la brevità delle assistenze: capita infatti di frequente che anche l’attività dell’ADI si esaurisca in pochi mesi per peggioramenti della condizione clinica del paziente.

 

Come hai conosciuto l’Hospice di Abbiategrasso?

Devo necessariamente fare una premessa: avevo incontrato l’Hospice di Abbiategrasso circa 10 anni prima per l’assistenza a mio padre. Allora avevo solo 16 anni ma ero rimasta molto colpita per l’aiuto offerto a papà e alla nostra famiglia, soprattutto per l’umanità mostrata dagli operatori e per la loro costante presenza. Sembra banale, ma quando si affronta una malattia grave e inguaribile avere un’équipe dell’assistenza domiciliare reperibile tutti i giorni a tutte le ore fa davvero la differenza. Circa un anno fa, invece, sono entrata in contatto con l’Hospice per lavoro. Avevo una collaborazione part time che l’Hospice mi ha permesso di integrare con alcune ore di attività domiciliare.

 

Però ora lasci l’Hospice. Perché?

Ho fatto una scelta esclusivamente lavorativa in quanto ho ricevuto un’offerta per una collaborazione full time presso uno studio dove già lavoravo. E ad oggi in Hospice non c’è necessità della mia presenza per un numero di ore maggiore. Sono però davvero felice di aver conosciuto l’ambito delle cure palliative. Per la prima volta ho visto davvero come si lavora in équipe, come le professionalità di tutti gli operatori vengano messe a disposizione e ognuno cerchi di offrire il meglio al paziente. Questo modus operandi non l’avevo mai messo in pratica nelle mie precedenti collaborazioni e sono rimasta piacevolmente stupita.

 

Per chiudere, cosa ti senti di dire ad uno studente di Fisioterapia che vuole lavorare nelle cure palliative?

Innanzitutto sarebbe difficile trovare questo ipotetico studente. È molto facile infatti che i ragazzi iscritti al corso di laurea affrontino gli studi con il desiderio di lavorare nell’ambito sportivo per diventare il fisioterapista di qualche squadra importante o di qualche atleta di alto profilo. Quindi il primo consiglio è: non illudetevi, uno su 1000 ce la fa! Ci sono molti altri settori della medicina da approfondire e le cure palliative sono a mio avviso uno di questi. Purtroppo nel percorso di studi fisioterapici non c’è una specializzazione in questo settore e a mio avviso sarebbe il caso di integrarlo. Quindi, allo stato attuale, mi sento di consigliare la laurea in fisioterapia come primo passo e successivamente specializzarsi nella materia di preferenza attraverso un master.

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