Cure palliative: le quattro S del Piano Pandemico
“Elementi di preparazione e risposta a COVID19 nella stagione autunno-invernale” è il titolo del documento che il Ministero della Salute ha emanato l’11 di agosto 2020 in un’ottica di prevenzione e gestione della pandemia. Abbiamo chiesto a Luca Moroni, direttore dell’Hospice di Abbiategrasso e coordinatore regionale lombardo per Federazione Cure Palliative (FCP), di illustrarci gli elementi chiave del Piano in particolare per quanto concerne l’ambito delle cure palliative.
Buongiorno Luca, qual è la logica che sta alla base di questo documento?
Essere pronti! L’ho detto in modo sintetico, ma a conti fatti l’obiettivo è proprio questo: una seconda ondata è altamente probabile così il Ministero ipotizza quattro diversi scenari a seconda della gravità dell’epidemia e si prepara far funzionare al meglio il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Lo stesso principio che stanno applicando molti paesi europei ed extraeuropei nel predisporre piani simili al nostro con l’intento di rispondere ad esigenze analoghe a quelle italiane.
E le cure palliative sono contemplate in questo piano?
Certamente. Il documento è strutturato in modo da contenere indicazioni di carattere generale. Ma gli esperti delle diverse discipline, comprese le cure palliative, sono impegnati a dare il loro specifico contributo per arricchire e dettagliare il piano. FCP e SICP (Società Italiana di Cure Palliative) stanno lavorando in questa direzione.
Ci puoi dire di più?
Il lavoro tiene naturalmente conto del Piano del Ministero e della letteratura scientifica internazionale. Già dal 2007, infatti, esisteva un documento prodotto da Christian, Deveraux, Dichter intitolato “Definitive care for the critically ill during a disaster: current capabilities and limitations: from a Task Force for Mass Critical Care summit meeting” che gettava le basi per questo lavoro. Questo studio, che aveva come oggetto le cure critiche per le vittime di incidenti di massa, suggerisce che un Piano Nazionale pandemico debba prevedere azioni classificabili in quattro aree: Stuff; Staff, Space; Systems, possiamo chiamarle le quattro “S” dei piani pandemici.
Mi viene in mente un’analogia con il mondo del giornalismo dove le cinque W rappresentano la regola per la stesura di un comunicato stampa. Ci vedi qualcosa di simile?
Sì, almeno per quanto riguarda la passione degli anglosassoni per le classificazioni e la sintesi. Per il resto hanno poco a che fare con il giornalismo; credo che lo scopo di questo elenco sia di rendere le informazioni più facili da ricordare. In italiano occorre fare un piccolo sforzo memonico in più per tenere a mente: Cose; Persone; Spazi; Sistemi.
Che cosa comporta questa sintesi per il mondo delle cure palliative?
Partiamo dall’area “persone” che rappresenta l’ambito più variegato e complesso. Possiamo suddividere questo item in tre obiettivi:
1) coinvolgere le equipe di palliativisti sia nell’assistenza sul territorio, sia per assicurare le consulenze in cure palliative ai pazienti ricoverati in terapia intensiva o nelle strutture destinate ai malati covid;
2) sviluppare competenze in ambito palliativo tra gli operatori sanitari che non fanno parte di equipe di cure palliative attraverso: consulenze; formazione specifica; condivisione di protocolli;
3) coinvolgimento dei volontari anche attraverso attività a distanza.
Per quanto concerne le “cose” il discorso è molto semplice: occorre assicurare l’accesso ai Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e ai tamponi a tutte le strutture accreditate, comprese le realtà non profit (come l’Hospice di Abbiategrasso, ndr) che nella prima fase di questa pandemia sono state lasciate in grande difficoltà. Inoltre bisogna prevedere che le strutture che ricoverano i malati di Covid19 siano dotate dei farmaci e dei presidi necessari per le cure palliative.
Passando agli “spazi” si prevede una particolare attenzione a separare nettamente le linee (intese come luoghi di cura) dedicate alle persone affette da SarsCov2 da quella degli altri malati. Nelle strutture di ricovero per pazienti malati di Covid19 è importante assicurare la presenza del palliativista.
Infine giungiamo ai “sistemi”. È importante che i diversi soggetti coinvolti nelle cure siano coordinati tra loro. Secondo il modello italiano un ruolo importante è affidato RLCP (Rete Locale di Cure Palliative): una struttura organizzativa che diventa ancora più importante nelle fasi di emergenza. Il suo compito è provvedere affinchè tutti i malati che ne hanno bisogno possano essere presi in carico. Per fare ciò occorre promuovere le regole, i processi e la formazione, affinché il personale degli ospedali, delle RSA, dei Medici di Base collaborino al meglio con i palliativisti.
In chiusura, cosa è cambiato per le cure palliative in questo periodo di pandemia?
Ci sarebbe molto da dire, paradossalmente un’epidemia che ha costretto tutti a mantenere le distanze ha però reso evidente principi che stanno alla base delle cure palliative: anche nei momenti di maggiore emergenza è possibile avere attenzione ai sintomi, al controllo della sofferenza, alla relazione e al coinvolgimento dei malati nelle scelte terapeutiche. Le migliori esperienze di integrazione tra le equipe specialistiche e i loro colleghi ospedalieri di altre discipline hanno reso evidente che solo attraverso la collaborazione e la presa in carico globale si può rispondere al meglio ai bisogni di cura delle persone malate. Il virus prima o poi sarà sconfitto, speriamo che quello che stiamo imparando lasci invece un segno permanente.