Infermiere in cure palliative? Norma ci racconta quali caratteristiche deve avere.

Infermiere in cure palliative? Norma ci racconta quali caratteristiche deve avere.

Norma Pellegatta festeggia ad agosto il suo ventiduesimo compleanno lavorativo in Hospice. Ha iniziato con il ruolo di infermiera per poi acquisire maggiori responsabilità. Oggi è la coordinatrice infermieristica del servizio di degenza e gestisce il lavoro di oltre 20 persone tra infermieri, OSS e altre figure professionali che si interfacciano con lei per l’assistenza ai malati. Le abbiamo chiesto quali sono, secondo la sua esperienza, i percorsi formativi più adatti per gli infermieri in cure palliative e quali sono le caratteristiche umane necessarie ad affrontare un lavoro così delicato.

10/4/2021 | Racconti ed interviste
Infermiere in cure palliative? Norma ci racconta quali caratteristiche deve avere.

Ciao Norma, quale ritieni sia il percorso formativo che debba fare un infermiere per operare nelle cure palliative?

Ovviamente si parte dalla laurea infermieristica. Successivamente è possibile accedere ad una formazione più specifica, ad esempio quella del Master in Cure Palliative. Viene proposto da varie Università e può avere una durata variabile, generalmente dai 18 ai 24 mesi. Ottenuto il Master si è a tutti gli effetti infermieri in cure palliative. Tuttavia non è detto che l’università sia l’unica via di accesso a questo settore. Penso ad esempio alle fondazioni o ad altri enti che offrono corsi specifici, altamente professionalizzanti, e che danno l’opportunità di entrare in questo mondo. La differenza forse più significativa tra questa formazione e quella del Master è il tirocinio. Ogni Master di specializzazione in cure palliative prevede una “prova sul campo”, passami il termine, che porta gli studenti nelle strutture come l’hospice e consente loro di lavorare sia con pazienti ricoverati sia con quelli assistiti al domicilio. In questi anni noi, ad esempio, abbiamo ospitati diversi tirocinanti.

La formazione consente di acquisire le competenze teoriche, ma per quanto concerne le caratteristiche personali dell’infermiere cosa ti senti di dire?

Alla base sicuramente c’è la motivazione. Occorre essere consapevoli che in cure palliative il lavoro non è individuale ma d’equipe, quindi devi metterti in gioco. Devi rapportarti con figure professionali diverse dalle tue con cui condividere il percorso di cura del paziente, tenendo sempre in mente che con le cure palliative il malato viene curato, non guarito.

La preparazione, almeno quella di base, è scontata ma è bene ricordarla perché serve sempre, così come i corsi più specialistici e il continuo aggiornamento formativo. È vero che la relazione con il malato e i suoi famigliari sono aspetti cruciali e peculiari delle cure palliative, però c’è anche una componente tecnica che va imparata e che spesso non è prevista nei corsi di formazione. Penso all’utilizzo degli elastomeri1 che nessuno insegna in via teorica ma che si può imparare durante al tirocinio o lavorando in un ambito di questo tipo.

Poi c’è la predisposizione all’ascolto e alla relazione. Parlo di predisposizione perché queste sono attitudini che si acquisiscono e si perfezionano con il tempo e con l’esperienza. Non te le insegna nessuno e per questo è necessario avere questa caratteristica di base, altrimenti diventa impossibile fare questo lavoro in modo ottimale.

Anni di esperienza aiutano certamente a gestire situazioni difficili anche dal punto di vista relazionale. Far raggiungere la consapevolezza e l’accettazione dell’impossibilità di guarire da determinate malattie non è per nulla facile. E non c’è nemmeno una risposta standard da fornire ai malati e alle loro famiglie, anche se la patologia può essere la stessa del caso precedente.

Vorrei chiudere con un consiglio per tutti gli infermieri che si approcciano a questo mondo. Ogni malato ha una propria storia da raccontarci che cambia in base alla malattia, alla famiglia, alle esperienze di vita che ha vissuto. Noi non dobbiamo riscriverla e neanche stravolgerla, dobbiamo semplicemente ascoltarla.

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1 I sistemi elastomerici sono dispositivi medici monouso per l’infusione continua e costante di farmaci in soluzione per via sottocutanea, endovenosa e qualora specificato dalla ditta produttrice, anche per via peridurale o arteriosa. Fonte: Ministero della Salute - DIREZIONE GENERALE DISPOSITIVI MEDICI E DEL SERVIZIO FARMACEUTICO Circolare disponibile al seguente link.

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